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4 giorni/3 notti (Marina di Capaccio) |
DOCENTI ACCOMPAGNATORI:
CLASSI PRIME:
totale GRUPPO:. 93 persone (N. 84 studenti + N. 6 docenti accompagnatori + N. 3 familiari)
APRILE 2004
Parco nazionale del CILENTO
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MEZZI di TRASPORTO |
Inoltre, nelle varie località, ci siamo "spostati":
TAPPE del VIAGGIO:
ANDATA
RITORNO
CAPACCIO (Sa)
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Capaccio è un comune dicirca 20 mila abitanti della provincia di Salerno, in Campania.
Il paesaggio del comune, è caratterizzato, da ovest verso est, da una lunga linea di costa, con spiagge sabbiose larghe anche 80 metri, seguita da una florida fascia pinetata e poi da una vasta pianura, intensamente coltivata, che giunge alle pendici del gruppo montuoso (interno al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano) dove sorge il nucleo storico del paese.
Nel territorio è ubicata l'area archeologica di PAESTUM, la città romana sorta sulla colonia greca di Poseidonia. La zona archeologica di Paestum è uno dei principali parchi archeologici del mondo, dotato di un museo, ed è riconosciuto dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità. In esso si possono ammirare 3 templi greci fra i meglio conservati del mondo.
sito archeologico di PAESTUM |
PAESTUM era un'antica città della Magna Grecia, sacra a Poseidone (dal quale fu chiamata Poseidonia) ma devotissima anche a Hera e Atena. L'estensione del suo abitato è ancora oggi ben riconoscibile, racchiuso dalle sue mura greche poi modificate in epoca lucana e romana.
Questo sito archeologico si trova nella regione Campania, in provincia di Salerno, nel comune di Capaccio, a circa 30 Km a sud di Salerno (97 km a sud di Napoli) ed è situato nella Piana del Sele, vicino al litorale, nel golfo di Salerno, verso il Cilento.
Non abbiamo notizie molto precise sulla fondazione della città. Mentre Strabone (I secolo a.C.) ci dice che i Sibariti vi avevano costruito un villaggio fortificato sul mare, trasferendosi solo successivamente più all’interno, Solino (III secolo d.C.) invece parla della fondazione di Poseidonia da parte dei Dori. Si potrebbe dunque ipotizzare che essa sia stata fondata da una minoranza di Dori Sibariti, cacciati via dalla maggioranza Achea.
Particolarmente importanti sono i 3 grandi templi, due di ordine dorico, e uno di ordine dorico e ionico, che costituiscono alcuni dei migliori esemplari di questi stili.
templi di PAESTUM |
sito archeologico di VELIA |
ELEA denominata in epoca romana VELIA, è un'antica città della Magna Grecia. L'area archeologica è attualmente localizzata nel comune di Ascea in provincia di Salerno, all'interno del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Lo storico e geografo greco Strabone, nella sua Geografia, parla della città di Elea-Velia specificando che i Focei, suoi fondatori, la chiamarono inizialmente Hyele, nome che poi divenne Ele e infine Elea
I Romani per il nome della città adottarono la forma Velia, attestata a partire da Cicerone.
I toponimi locali influenzati dal nome Velia, sono i vicini comuni cilentani di Novi Velia e Casal Velino
Dell'antica città restano l'Area Portuale, Porta Marina, Porta Rosa, le Terme Ellenistiche e le Terme romane, l'Agorà, l'Acropoli, il Quartiere Meridionale e il Quartiere Arcaico.
provincia di SALERNO: allevamento di BUFALI |
In Italia la zona di maggior diffusione dell'allevamento del BUFALO è la Campania (province di Caserta e Salerno) dove è concentrato l'80% del patrimonio nazionale.
Altri nuclei di allevamento si trovano nel Lazio, in Sicilia e in Lombardia (Cremona, Varese, Mantova). Il tipo di bufalo allevato in Italia ha caratteristiche di rusticità e produttività del tutto particolari, tanto da poter essere definito BUFALO ITALIANO.
La domanda di latte bufalino per la produzione di formaggi (mozzarella e provola affumicata) è in costante ascesa e il latte di bufala non è soggetto a limitazioni o quote di produzione previste invece dalla UE per il latte bovino, la cui produzione è eccedentaria nella Comunità.
Bovini e bufali sono simili per quanto riguarda l'aspetto generale ma questi ultimi appaiono più tozzi e con il tronco più largo e alto. A differenza dei bovini, non hanno giogaia nella parte inferiore del collo, presentano la fronte convessa e diversa forma delle corna. Pelo scarso e pelle (quasi nuda) più spessa e coriacea di quella del bovino, più ricca di ghiandole sebacee (pelle untuosa al tatto) e limitate ghiandole sudoripare. Per quest'ultima particolarità i bufali si proteggono dalla calura guazzando nell'acqua e coprendosi di fango. La colorazione della pelle è nera con tendenza al rossiccio o grigio ardesia (più chiara sul ventre). Il maschio, in genere più tozzo e con il tronco più largo e più alto, raggiunge un peso di 7-8 qli; le femmine mediamente i 5 qli. La durata media della gravidanza è di 316 giorni e l'età media al primo parto si aggira sui 36-38 mesi. I bufalotti alla nascita pesano mediamente 35-40 kg e notevole è la durata della carriera produttiva. fino a 18-20 anni con circa 15.
AGROPOLI (Sa)
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Importante centro costiero in provincia di Salerno, situato nel Cilento, alle porte occidentali del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, sul mar Tirreno all'estremità meridionale del golfo di Salerno ed a sud della Piana del Sele.
L'abitato è sormontato dal centro storico, con il castello, che conserva il centro antico e gran parte del circuito delle mura difensive, col portale seicentesco d'ingresso. Vi si accede attraverso la caratteristica salita degli "scaloni", uno dei pochi esempi visibili di salita a gradoni e una porta monumentale molto ben conservata. Il centro storico è di forte richiamo turistico.
All'interno delle numerose stradine e tra i vari monumenti, vi sono negozi, bar e locali che servono i caratteristici piatti del luogo o la pizza agropolese, servita in un cesto di vimini.
La porta, è formata da due aperture: sulla destra della porta principale c'è una porta secondaria ad arco ribassato, aperta agli inizi del XX secolo; tra le due aperture è visibile una feritoia che permetteva la vigilanza e l'eventuale difesa.
La porta è sormontata da 5 merli, due dei quali sostengono altrettante palle di pietra le quali, alternate con altre di cemento ed una croce di ferro (con inciso l'anno 1909) al ricordo delle sacre missioni, decorano altresì il parapetto sul ciglio della rupe. Al di sopra della porta principale si nota lo stemma marmoreo dei Duchi Delli Monti Sanfelice, ultimi possessori feudali della città.
Lo stemma della famiglia ducale, Delli Monti Sanfelice, che prima decorava l'ingresso del Castello, oggi si trova sulla porta
AGROPOLI: castello,scaloni,porta e mura |
Parco del CILENTO |
Il Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, istituito nel 1991, si estendeva su circa 36.000 ettari interamente compresi nella provincia di Salerno. Successivi ampliamenti ne hanno portato la superficie a circa 180.000 ha e oggi corrisponde alla parte meridionale della provincia, compresa tra la piana del Sele a Nord, la Basilicata a Est e a Sud, e il mar Tirreno ad Ovest.
Dal 1998 è Patrimonio dell'umanità dell'Unesco (con i siti archeologici di Paestum e Velia e la Certosa di Padula) e dal 1997 è Riserva della biosfera.
Il vasto territorio del parco offre alle specie animali una grande pluralità di ambienti. Non deve dunque stupire la ricchezza e varietà degli esemplari presenti. Alcune di queste sono considerate di interesse prioritario come l'Osmoderma eremita (coleottero scarabeo) e Rosalia alpina (coleottero) e, tra i Vertebrati, il Lupo.
Tra i Mammiferi le specie più interessanti sono il Molosso di Cestoni (pipistrello), la Lontra, la Lepre appenninica, il Savi (piccolo roditore) preda della Volpe e della Martora come l'Arvicola rossastra o il Topo selvatico. Queste sono anche le prede del Gatto selvatico, la cui presenza rappresenta un'altra emergenza naturalistica di grande interesse. Non raro è il Ghiro. Numerosissimi i cinghiali, presenti anche i cervi.
Tra l'avifauna sono diffusi i rapaci come l'Aquila reale, il Falco pellegrino, il Lanario, il Corvo imperiale, il Gufo reale e di grande interesse è la presenza dell' Astore e del Nibbio reale.
Tra gli uccelli troviamo il Picchio nero, il Picchio muratore, il Ciuffolotto, il Succiacapre, il Calandro, l'Averla piccola, la Ghiandaia marina e nei pressi dei corsi d'acqua il Martin Pescatore, il Merlo acquaiolo, il Corriere piccolo e la coturnice.
Infine, occorre segnalare un nucleo svernante del raro Gabbiano corso.
Nel parco sono state censite circa 1.800 specie vegetali, di cui una di interesse comunitario, la PRIMULA di PALINURO che rappresenta il simbolo del parco e che vive sulle rupi costiere.
Di particolare interesse è la vegetazione delle rupi costiere che comprende anche il raro Giglio marino e il garofano delle rupi. A diretto contatto col mare, invece, vivono l'endemica Statice salernitana, la Centaurea, l'Iberide florida e la Campanula napoletana.
La PRIMULA di PALINURO: simbolo del parco del CILENTO |
Abbazia di MONTE CASSINO (Fr)
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L'abbazia di Montecassino è un celebre monastero benedettino del Lazio, in provincia di Frosinone, nel comune di Cassino.
Fondata nel 529 da san Benedetto da Norcia sul luogo di un'antica torre e di un tempio dedicato ad Apollo (519 m slm), ha subito nel corso della sua storia un'alterna vicenda di distruzioni, saccheggi, terremoti e successive ricostruzioni.
Per tutto il medioevo, l'abbazia fu un centro vivissimo di cultura attraverso i suoi abati, le sue biblioteche, i suoi archivi, le scuole scrittorie e miniaturistiche, che trascrissero e conservarono molte opere dell'antichità. Testimonianze storiche sono state raccolte e tramandate a Montecassino: dai primi preziosi documenti in lingua volgare, ai famosi codici miniati cassinesi, ai preziosi e rarissimi incunaboli.
Il più illustre dei suoi abati fu forse Desiderio (futuro Papa Vittore III) che alla fine dell'XI secolo fece ricostruire completamente l'abbazia ed ornò la chiesa di preziosissimi affreschi e mosaici.
In queste forme era giunto fino a noi l'antico monastero prima che nel febbraio del 1944, durante la seconda fase della battaglia di Monte Cassino, un bombardamento massiccio delle forze alleate, che vi sospettavano erroneamente la presenza di reparti tedeschi, lo distruggesse nuovamente.
Il bombardamento cominciò la mattina del 15 febbraio e ben 142 bombardieri pesanti e 114 bombardieri medi rasero al suolo l'abbazia
Al bombardamento partecipò il soldato Walter M. Miller, futuro scrittore, che proprio da questa sua esperienza trasse l'ispirazione per la sua opera più importante: " Un cantico per Leibowitz"
Per merito dell'allora abate Gregorio Diamare, e del colonnello Julius Schlegel, della divisione corrazzata "Hermann Goring", l'archivio e i documenti bibliografici più preziosi furono posti in salvo. La ricostruzione dell'abbazia, iniziata subito dopo la fine della guerra, ha mirato ad una riproduzione esatta delle architetture distrutte.
Immagini dell'ABBAZIA di MONTE CASSINO |